venerdì 26 febbraio 2016

Biscotti al burro di mandorle con pop di amaranto: di stimoli, di spunti e di abituale "non quieto" vivere

Il mio folle amore per il cioccolato non può essere una giustificazione. Non posso pensare di iniziare le giornate, più e più volte, in un gesto ripetitivo, con dei tartufini di cioccolato e datteri al rum. Perché la percentale alcolica si avverte e.... forse al risveglio ci vorrebbe qualcosa di più delicato. Non vorrei trovarmi, nel giro di poco tempo, con un caffè corretto accanto al cuscino e un bianchino a metà mattina per un'assuefazione da alcool dai risvolti incontrollati. E' ora che torni a sfornare un po' di biscotti ^_^
Il periodo è molto strano, mi sento stravolta. Il tempo perde forme, la vita mi misura, la stanchezza mi travolge e non posso permettermi di mollare. Cucino poco. O meglio, cucino sempre, ma niente che poi finirà in queste pagine. Sono poco presente, o meglio lo sono poco sulle pagine delle mie amiche, ma vi spiattello tutti i miei piatti con foto estemporanee. Non so se tornerò ai ritmi di sempre. Se c'è una cosa che ho imparato dal mio passato prossimo è che tutto è mutevole e sopravvive solo chi si sa adattare, chi accetta il cambiamento e chi lo trasforma in stimolo. Allora vi dico che il mio equilibrio, appena trovato, è stato nuovamente messo a repentaglio (forse, inconsciamente, è per questo che ho ceduto ai miei amati tartufini al rum ^_^). Ma vi dico anche che questa volta ne verrò fuori "stracazzuta"! Al momento di panico è già seguito quello del risveglio. Se la vita per me vuole questo, io le dimostro che sono assolutamente all'altezza. Insomma, non ci si ferma mai ^_^
E anche i miei amati biscotti, nel tornare, non si fermano al già visto. Lo scoppiettio dei semi di amaranto è divertente e sorprendente. La mia amica Francesca mi ha incuriosito, qualche giorno fa, e visto che il sacchettino di semi era sul registro dei presenti nella mia dispensa, mi sono messa subito all'opera. E consiglio di provarci, perché sono buoni buonissimi ^_^



Ingredienti

75 g di fichi secchi
75 g di burro di mandorle*
15 g di semi di lino
30 g di fiocchi di avena
25 g di semi di amaranto
100 g di farina di mais fioretto
1 pizzico di bicarbonato

* Per il burro di mandorle, tostate in padella 100 g di mandorle pelate. Lasciatele raffreddare, quindi frullatele, a più riprese, con 25 g di latte vegetale, fino ad ottenere una crema liscia e compatta.

Mettete in ammollo i fichi secchi, privato del picciolo, per almeno un paio d'ore.
Scaldate una padella e versateci dentro i semi di amaranto.
Tenete la fiamma media (bruciano in fretta!!!!!), quindi lasciateli scoppiettare e trasformarsi in pop.
Tritate i semi di lino. Prelevate i fichi, tamponateli per eliminare l'acqua in eccesso e trasferiteli nel boccale insieme ai fichi. Aggiungete il burro di mandorle e iniziate ad impastare. Inserite, quindi, i popcorn di amaranto e i fiocchi di avena. Impastate, versando, poco alla volta, la farina di mais fioretto e il bicarbonato.
Compattate la pasta in un panetto, avvolgetelo in un foglio di pellicola trasparente e lasciatelo riposare in frigorifero per almeno un'ora. Trascorso il tempo stendetelo in una sfoglia spessa mezzo centimetro circa e ritagliate dei biscotti. Trasferite tutto su una teglia coperta da carta forno. Con queste dosi vi verranno circa 30 biscotti.
   Infornate a 170° e cuocete per circa 7 minuti, prestando attenzione che non scuriscano troppo.
Sfornateli quando saranno dorati e lasciateli raffreddare.

Ed ora divertitevi a contestualizzarli. Io li amo con una composta di mele (ma vedrete che li ho anche apprezzati con i famosi tartufini "cioccorumosi" ^_^). Deliziano la colazione, ma sono uno splendido spuntino per improvvisi cali glicemici ^_^

Sani, sfiziosi e diversi (che a me piace tanto). Non vale la pena sperimentare?



lunedì 22 febbraio 2016

Conoscere per scegliere: l'importanza di una sana alimentazione - rice noodles al pesto di lupini


ZUCCHERI E AMIDI

La dietista Francesca Oggionni ci spiega.

Mode e tendenze a parte, che ne vedono la quasi totale eliminazione dalla dieta, i carboidrati devono costituire un caposaldo della nutrizione. Su questo c’è poco da dire: servono per dare energia a muscoli, cervello e organi, servono per mantenerci attivi, e sì, anche per mantenere il buon umore. Senza carboidrati il nostro corpo non funzionerebbe come dovrebbe e proprio per questo motivo una giusta fonte deve essere inserita ad ogni pasto! Parlando di percentuali, bisogna tener conto che circa il 50-60% delle calorie giornaliere dovrebbero derivare dai carboidrati. Attenzione però: non confondiamo il termine carboidrati con i cereali: I carboidrati sono un nutriente essenziale, mentre i cereali sono alimenti principali fonti di carboidrati come pasta, pane, avena, riso, orzo. Ma i carboidrati sono contenuti anche in altri alimenti: frutta, verdura, latte, patate e pseudocereali come quinoa, miglio e amaranto.
I carboidrati comprendono gli amidi e gli zuccheri. I primi sono definiti anche carboidrati complessi, ovvero vengono assorbiti lentamente dall’organismo e sono contenuti principalmente in cereali e derivati (frumento, pane, pasta, riso, orzo, farro, mais…).
Gli zuccheri sono definiti carboidrati semplici, il che significa che entrano molto velocemente nel flusso sanguigno e sono fonti di energia immediata. Si trovano nella frutta, nel latte e ovviamente nello zucchero da cucina e quindi nei dolciumi e cibi vari che ne vengono addizionati.
I cereali sono ricchi di amido e rappresentano la base energetica della dieta, ovvero il carburante senza il quale il nostro corpo non funzionerebbe e pertanto devono essere sempre presenti sulle nostre tavole. Tra i vari cereali sarebbe più opportuno, in assenza di particolari controindicazioni, scegliere cereali integrali che hanno un contenuto maggiore di fibra e quindi hanno anche un notevole effetto saziante e contribuiscono al raggiungimento del benessere intestinale. Ma bisogna ricordarsi che non esiste solamente la pasta o il pane: la parola d’ordine è sperimentare e provare sempre qualcosa di nuovo. Iniziamo a limitare la quantità di prodotti farinacei come pane, grissini, taralli, schiacciatine, cracker… Non sono le scelte più salutari da fare, soprattutto se di frequente. In alternativa a questi alimenti ci vengono in aiuto numerose tipologie di cereali che sono tutti da scoprire. Orzo e farro?
Ottimi per una zuppa calda d’inverno, ma anche per una fresca insalata estiva con gamberetti, zucchine e menta. Introduciamo un paio di volte a settimana anche cereali come quinoa, grano saraceno, amaranto e miglio. Ci si può sbizzarrire davvero tanto in cucina con questi semplici ingredienti. Non dimentichiamoci le patate, che non sono da considerare semplice verdura: sono infatti ricche di amido e sono pertanto da consumare come fonte di carboidrati complessi. Ne esistono di svariate qualità e si possono cucinare in altrettanti modi, soprattutto salutari, per accompagnare i nostri pasti. Infine sarebbero da preferite i prodotti biologici: se il prodotto viene da agricoltura tradizionale c’è il rischio che rimangano residui di pesticidi nello strato esterno del chicco.

Gli zuccheri semplici, diversamente da quelli complessi, dovrebbero non superare il 10-15 % dell’energia giornaliera. In questa piccola percentuale devono rientrare sia il fruttosio contenuto nella frutta, che il lattosio del latte oltre all’eventuale saccarosio, cioè lo zucchero da cucina. Questi devono essere limitati, non eliminati, perché entrando rapidamente in circolo: il rapido picco glicemico (e insulinemico) che ne consegue fa in modo che gli zuccheri vengano immediatamente utilizzati dalle cellule, ma non permettono di garantire una sazietà duratura nel tempo. E’ per questo motivo che, ad esempio, dopo una colazione sbilanciata e troppo zuccherina, alle 10 di mattina si avrebbe già voglia di pranzare. Questo per dire che gli zuccheri semplici possono essere inseriti nella dieta, ma con i giusti accorgimenti: meglio all’interno di un pasto dove siano presenti anche proteine, carboidrati complessi e grassi, così da ridurne l’assorbimento. Per dirla in termini “dolciari”: meglio una fetta di crostata alla marmellata (preparata con farine integrali e olio extravergine d’oliva) piuttosto che una meringa!!

Quando si parla di carboidrati spesso si accosta il termine indice glicemico. Vediamo insieme di cosa si tratta. E’ un valore che indica la velocità con cui si alza la glicemia in seguito all’assunzione di quel alimento contenente carboidrati: maggiore è l’indice glicemico, maggiore sarà l’innalzamento della glicemia. Il limite di questo valore è che non tiene conto della quantità dei carboidrati contenuti: alcuni alimenti hanno un elevato indice glicemico, ma contengono pochi carboidrati, ad esempio le carote. Questo non significa che mangiando una porzione di carote avremo un innalzamento repentino della glicemia come se mangiassimo dello zucchero puro: quindi è sbagliato dire di non mangiare carote (o zucca, o barbabietola) perché ha un indice glicemico elevato…l’importanza in questo caso la fa la quantità!! Molto più rilevante del mero indice glicemico di un singolo alimento è il carico glicemico del pasto. Come tenerlo sotto controllo? Con semplici accorgimenti: consumare nell’ambito del pasto non solo carboidrati, ma anche una porzione di alimenti ricchi in proteine e una giusta quota di grassi, senza dimenticarsi delle verdure. Le proteine, i grassi e le fibre contenute nelle verdure infatti contribuiscono a rallentare l’assorbimento dei carboidrati, moderando l’impatto glicemico del pasto.

Vediamo quali possono essere le migliori fonti di carboidrati durante la giornata:

- Colazione & Spuntini (eventuali, in porzione ridotta)
carboidrati complessi: pane integrale, pane di segale, pane di farro, fiocchi d’avena, muesli, fiocchi di riso, farina di castagne
carboidrati semplici: frutta fresca, marmellata senza zuccheri aggiunti, miele bio, (latte)

- Pranzo & Cena
carboidrati complessi: pasta integrale, riso (integrale, venere, basmati, rosso…), orzo perlato, farro decorticato, quinoa, miglio, amaranto, grano saraceno, pane integrale, pane di segale, pane di farro, farina di mais (polenta), patate

Sperimentate, equilibrate, mangiate sano e vero!!

RICE NOODLES AL PESTO DI LUPINI E UVETTA

Mi capita sempre, nel pensare ad un pasto equilibrato, di capire come poter calibrare i nutrienti e come poter intrecciare gli ingredienti per trasformare un piatto genuino in piatto saporito, gradevole e appagante. Abbiamo visto quanto sia importante assumere carboidrati, e allora perché non sceglierli accuratamente? I noodles di riso sono una buonissima soluzione e si prestano perfettamente ad accogliere condimenti, dai più classici, ai più azzardati. E voi lo sapete bene, che io propendo sempre per l'audacia ^_^
La percentuale proteica è ben rappresentata dal lupino, un legume che sorprende sempre e si adatta a qualsiasi tipo di preparazione. E il riso rappresenta un carboidrato prezioso, soprattutto per la sua natura del tutto priva di glutine. Io ho giocato un po' con questi due ingredienti e il risultato mi ha sbalordito ^_^

Ingredienti

50 g di noodles di riso (aumentate pure la razione)
50 g di lupini (puliti)
65 g di latte d'avena (o altro latte vegetale)
25 g di burro di mandorle*
1 rametto di rosmarino
10 g di uvetta sultanina
1 cucchiaino di farina di limoni
1 cucchiaio di vino bianco
1 bustina di zafferano

Inserite in un boccale i lupini puliti, la farina di limoni, il burro di mandorle, il rosmarino lavato, l'uvetta e il latte d'avena.
Frullate tutto, a più riprese, fino ad ottenere una crema compatta, ma piuttosto granulosa. Io non ho aggiunto sale, giocando con la sapidità dei lupini. Ma regolatevi in base al vostro gusto personale.
Trasferite il pesto in una padella calda, quindi aggiungete lo zafferano, sfumate con il vino bianco e lasciate sul fuoco giusto il tempo di cottura dei noodles.
Quando questi ultimi saranno pronti (cotti in acqua leggermente salato per una decina di minuti), tasferiteli in padella e saltate tutto, a fiamma viva, per qualche istante. Eventualmente aggiungete dell'acqua di cottura.

Trasferite tutto in un piatto, cospargete con un po' di uvetta spezzettata e, a piacere, un po' di pepe o altre spezie.
   Gustate e la vostra pietanza.


Non vale la pena azzardare?
Io trovo sempre un valid o motivo, per farlo ^_^

















GLOSSARIO

  • Carboidrati: detti anche glucidi (dal greco “glucos”, dolce) sono nutrienti formati da atomi di carbonio ed acqua. Forniscono 4 kcal per grammo e si trovano principalmente in fonti alimentari di origine vegetale. In base alla loro struttura chimica i carboidrati vengono classificati in semplici e complessi.
  • Cereali: gruppo di piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Graminacee, dalla cui cariosside si ottengono molti alimenti. I cereali principalmente consumati sono il frumento, il mais, l'orzo, il riso, la segale, l’avena e il miglio. 
  • Pesudocereali: gruppo di piante a foglia larga che non appartengono alla famiglia delle Graminacee, come i cereali. La denominazione, attribuita a questa categoria di vegetali, è legata all’affinità nutrizionale che hanno con i cereali tradizionali anche se, secondo la tassonomia, questi ultimi sono piante monocotiledoni, mentre gli pseudocereali sono dicotiledoni. Tra gli pseudocereali citiamo l’amaranto, la quinoa e il grano saraceno.
  • Indice Glicemico: o IG (dall'inglese Glycemic index) indica la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all'assunzione di un quantitativo dell'alimento contenente 50 g di carboidrati. Questo parametro è espresso in percentuale sulla velocità di aumento della glicemia con la stessa quantità di glucosio.
  • Carico Glicemico: o CG (dall'inglese Glycemic load) è un parametro che stabilisce l'impatto sulla glicemia di un pasto glucidico in base al suo indice glicemico (IG) e la quantità di carboidrati contenuti al suo interno.

martedì 16 febbraio 2016

Polpette di pollo e patate: il boccone di puro piacere che racchiude un tuffo nei ricordi e un salto tra i desideri

Le chiamavamo "le polpette di Marrabbio". Avevamo quell'età che sta intorno ai dieci anni e la mensa scolastica ci dispensava poche robine buone. Su quelle lì ci costruivamo sopra storie!!! Non ho la più pallida idea di cos'avessero dentro, ma ci piacevano davvero tanto. Ci piaceva pensare fossero le polpette che il babbo baffuto e cipiglioso di Licia vendeva nel suo locale. Ed era festa ogni volta in cui comparivano nei nostri piatti. Negli anni ho sempre conservato quel sapore e ho sempre preservato il ricordo dall'erosione del tempo. Diverse volte ho provato a replicarle, ma mai sono riuscita a trovare la formula perfetta. Però trovo sempre una soluzione che mi faccia sorridere e che appaghi il mio palato. Adesso, forte dell'alleanza con la mia mitica friggitrice ad aria calda, queste polpette hanno una marcia in più. E mi fanno brillare gli occhi ^_^ Sono leggere, sono delicate, gustose e sfiziose. Sono il capriccio di un palato esigente in fatto di genuinità e la risposta al desiderio di quella proteina che, nella mia cucina, ogni tanto chiedere di entrare in scena. Ma sono anche una prelibatezza che merita di ammaliare i vostri sensi ^_^

Ingredienti

280 g di petto di pollo
160 g di patate rosse bollite
2 rametti di rosmarino
1 cucchiaino di farina di limoni
sale integrale
pepe
pangrattato di riso

Spezzettate il petto di pollo (o la polpa della coscia e della sovraccoscia) e inseritelo in un boccale. Unite le patate bollite, il sale, il pepe e la farina di limoni. Frullate tutto a più riprese, fino ad ottenere un'impasto compatto ed omogeneo.
Versate il pangrattato di riso su un foglio di carta assorbente e, dopo aver prelevato un cucchiaio scarso di impasto, date forma alle polpette rotolandole sopra.
Fate riposare le polpette per almeno una decina di minuti. In questo modo la panatura si compatterà bene. Quindi irrorate la superficie con un filo di olio e trasferitele nel cestello della friggitrice ad aria (in alternativa cuocetele in forno). Cuocete a 180° per circa 30 minuti.
Estraetele e servitele, accompagnandole con della buona verdura di stagione, magari appena saltata in padella.

A questo punto sporcatevi le mani ^_^
E deliziatevi!!

venerdì 12 febbraio 2016

Croissant di khorasan con burro di arachidi e datteri: chiamamola follia ma tingiamola di sorrisi

La mia è una lotta contro i mulini a vento, lo so. Non lavoro con la pasta madre, non utilizzo farine forti (riesco a resistere senza frumento, ma non mi arrendo ai lievitati!!), non mi accosto neanche all'idea di ricorrere al burro per le sfogliature e non metto neanche le uova nell'impasto. Eppure pretendo che i croissant siano soffici, alveolati e sfogliati. Impossibile? Forse. Ma io non ne sono sicura e continuo a provarci.
Questo è un tentativo e non è neanche riuscito. Ma perché nascondermi dietro un croissant che non sarà affine alle aspettative, ma è comunque favolosamente buono? Anche perché, diciamocelo, se già senza farine forti è difficile creare un impasto adeguato, immaginiamoci senza gli ingredienti fondamentali alla riuscita di un croissant!! Della serie: masochista fino al midollo. Non solo mi piacciono le sfide, talvolta salto direttamente sui vetri :D
In ogni caso questo sono: frutto della mia follia, con un burro assolutamente insolito e una farcitura semplice e golosa. Io me le sto gustando con profondo godimento. E, comunque, ve le racconto.

Ingredienti

Per il poolish
100 g di farina di khorasan
15 g di lievito madre secco
115 g di acqua

Per l'impasto
poolish
180 g di farina di khorasan
20 g di maizena
20 g di lievito madre secco
20 g di olio evo
110 g di latte di avena
40 g di zucchero di canna grezzo
5 g di malto d'orzo in polvere

Per la sfogliatura
100 g di burro di arachidi
10 g di olio evo
5 datteri
2 cucchiai di maizena

Per la farcitura
50 g di cioccolato fondente
20 g di noci
zucchero di canna grezzo

latte di avena
olio evo

Preparate il poolish versando l'acqua nella farina mescolata al lievito madre secco. Mescolate grossolanamente, fino a quando tutta la farina sarà irrorata, coprite con un foglio di pellicola trasparente e lasciate riposare per 15 ore. Dovrete ottenere un composto pieno di bollicine e leggermente collassato al centro.
Occupatevi del burro: frullate i datteri, creando una purea, e unitevi il burro di arachidi. In ultimo aggiungete olio e maizena a sufficienza per creare un composto compatto. Lasciate riposare in frigorifero.
   Riprendete il poolish. Unitevi il resto della farina, mescolata al lievito madre, alla maizena e al malto, lo zucchero, il latte e impastate fino a quando sarà diventato elastico. Ponete l'impasto in una terrina, copritelo con pellicola trasparente e lasciatelo lievitare fino al raddoppio. A me ci sono volute 5 ore.
Stendete il burro in una sfoglia quadrata di circa 20 cm di lato e tenetela da parte. Riprendete l'impasto e stendetelo in un rettangolo di circa 20 cm x 40 cm. Posizionate al centro la sfoglia di burro e chiudete l'impasto a libro. Ripiegate, ora, ciascuna punta verso l'interno. Avvolgete l'impasto in un foglio di pellicola e lasciate riposare in frigo per un'ora. Trascorso il tempo stendete nuovamente l'impasto e piegatelo in 3. Fatelo riposare nuovamente, ben chiuso nella pellicola, per un'ora, quindi stendetelo nuovamente ed effettuate una piega a quattro.
Trascorsa l'ultima ora di riposo stendete l'impasto in una lunga striscia. Tagliate i croissant (io ho usato il mattarello apposta). Spolverizzate ciascun pezzo con un po' di zucchero di canna, quindi posizionate un cucchiaino di noci e cioccolato tritati.
Avvolgete ciascun croissant e poneteli, tutti, su una teglia coperta da carta forno. Copriteli con un foglio di pellicola e lasciateli riposare per tutta la notte (o almeno per altre 6 ore). La pellicola servirà a non far creare la crosticina.
Prima di infornare, spennellate con un'emulsione di latte e olio. Cuocete, quindi, a 180°, per 20 minuti circa. Dovranno essere ben dorati.
Quando saranno pronti sfornateli e lasciateli raffreddare. Quindi..... assaggiate e fate le vostre considerazioni: la sfogliatura non sarà perfetta (anzi...), ma la fragranza e la consistenza rapiscono senza ritegno ^_^

Il cuore è sfizioso e goloso e anche il profumo trasuda benessere e genuinità. Le scorte sono garantite e il piacere della colazione sempre più radicato!

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Panissimo, che per il mese di febbraio
è ospitato nel Condominio delle mie pazze amiche

lunedì 8 febbraio 2016

Chips di cavolo nero alla crema di anacardi: scoperte, regressioni e tecniche di benessere

Più che crudeltà credo che, ciò che mi spinge a pubblicare delle anteprime fotografiche lasciando quel velo di inquantificabile suspance, sia istinto. Dovuto alla totale assenza di autocontrollo, che almeno in questa forma di espressione lascio scivolare con naturalezza bonaria. Perché, vi svelo una casistica diventata certezza, se ogni volta che pubblico una foto di una preparazione in corso d'opera questa, puntualmente, fallisce, ogni scatto che ritrae un lavoro finito, testato e approvato scatena sempre una curiosità che mi diverte. Se vi sentiste, quindi, vittime della mia crudeltà, sappiate che per me è una mera questione scaramantica :D
Detto questo, eccomi catapultata in un barattolo di genuine scoperte. Esaurita più che mai non ricordo la fonte di ispirazione di queste meravigliose chips, ma dichiaro di non essere l'artefice di questa preparazione (e prometto che qualora venisse a galla la creatura che mi ha fatto conoscere tanta bontà passerò alla menzione). Con questa preparazione ho fatto due scoperte. La prima: se fino a qualche giorno fa ero convinta di amare gli anacardi e di riuscire a finire un sacchetto da 250 grammi nel tempo di un respiro, ora so che esiste qualcosa che, quel gusto, me lo fa declassare a livello di mediocrità. Il formaggio di anacardi alla paprika affumicata E' LA CREMA PIU' SUBLIME abbia mai assaggiato.
La seconda: se i lievitati sono un buon metodo terapeutico per far fluire le energie e disperdere le negatività, il massaggio delle foglie di cavolo nero, con due bei cucchiai di crema di anacardi -non ridete- è un gesto che rimette in pace con il mondo e che ovatta i sensi, impermeabilizzandoli da qualsiasi stimolo esterno. E poi tutto quel formaggio che rimane sulle mani..... ^_^
Ok, messe da parte le regressioni infantili, dichiaro di essere finalmente tornata un'essiccatrice compulsiva. Il mio nuovo essiccatore è un portento e io sono proprio felice. Appagata. Stimolata. Cosa potrei chiedere di più?

Ingredienti

1 cavolo nero
100 g di anacardi tostati non salati
1 cucchiaio di paprika affumicata
sale integrale
3 cucchiai d'acqua

Iniziate mettendo gli anacardi in ammollo. Lasciateli 12 ore circa, cambiando l'acqua due o tre volte. Trascorso il tempo, scolateli, inseriteli in un boccale e frullateli con la paprika, il sale e l'acqua necessaria a creare una crema densa e perfettamente omogenea. Abbiate pazienza, il lavoro richiederà un buon frullatore e qualche minuto di lavoro. Conservate il nonformaggio in frigorifero.
Mettete in ammollo il cavolo nero e lavatelo accuratamente. Tamponate bene le foglie, quindi procedete eliminando la costa, la parte più dura e coriacea. Non buttatela, mi raccomando. Cosa potreste farci? Ecco un'idea! Ma anche questa non è niente male ^_^
Spezzettate le foglie in parti non troppo piccole e raccoglietele in una terrina.
   Versateci sopra un paio di cucchiai di formaggio di anacardi e iniziate a sporcarvi le mani. Impastate delicatamente per distribuire in modo omogeneo la crema su tutte le foglie. Massaggiate bene il cavolo nero e godetevi questo momento di benessere ^_^
Sistemate le foglie di cavolo sui ripiani dell'essiccatore e impostate la temperatura a 45°. Avviate e lasciate seccare le foglie. Ci vorranno circa 4 ore. A questo punto saranno croccanti e perfettamente asciutte. Trasferite tutto in un barattolo capiente, senza schiacciare troppo.
Si conserveranno per molti giorni e sapranno soddisfare sia i vostri desideri di qualcosa di sfizioso, sia accompagnare piatti e portate.

Semplici, salutari, ricche di preziose proprietà. Perfette per prendersi cura di sé.

Nel caso in cui non disponiate di un essiccatore (non vi ho ancora convinto????), utilizzate il forno a 50 gradi, con lo sportello socchiuso.

venerdì 5 febbraio 2016

Crocchette di broccoli con olive taggiasche: la semplicità che segna il tempo e valorizza la quotidianità

Mi accorgo del tempo che passa quando vi parlo di una polpetta cucinata un mese e mezzo fa. E sembra ieri. E mi accorgo che non solo il tempo passa, ma mi regala interminabili colpi di scena. Incessanti. Impietosi. Ma allo stesso tempo mi accorgo che questo susseguirsi di "disincanti" sono una preziosissima occasione per misurarmi con me stessa e crescere.
Non è un dramma che i giorni, e poi i mesi, volino via. Sarebbe un dramma se scorressero senza lasciare traccia. Quando mi misi ad impastare questi ingredienti le mie mani erano più leggere di quanto lo siano adesso. E la mia testa più libera. Ma gli stimoli che cerco in cucina arrivano anche nella quotidianità. Anche da una difficoltà. E non mi fermo, non posso. Non mi fermo, non voglio.
Continuo a insaporire di magia ogni istante. A partire dalla cucina. Perché con i colori giusti, i sapori speciali, la leggerezza consueta, ogni respiro si riempie di gioia. E di gioia io vivo.

Ingredienti

200 g di cime di broccoli
250 g di patate rosse bollite
1 uovo
15 g di olive taggiasche
sale integrale
pepe

pangrattato di riso

Lavate le cime di broccolo e cuocetele a vapore. Lasciatele intiepidire, quindi tagliatele a tocchetti, e trasferitele in una ciotola.
Schiacciate, a parte, le patate bollite e unitele ai broccoli. Unite anche le olive taggliasche tagliate a rondelle.
Aggiungete un uovo, sale a piacere e pepe. Mescolate tutto con una forchetta, fino a quando il composto sarà omogeneo.
Versate il pangrattato su un foglio di carta assorbente e iniziate a preparare le polpette. Passatele nel pangrattato e sistematele su una teglia coperta da carta forno.
Versate sopra un filo di olio evo e cuocetele a 190° per 30 minuti, fino a quando saranno ben dorate. A questo punto sfornatele e servitele. Io le ho accompagnate con una salsa di avocado, ma la vostra fantasia e il vostro gusto potranno assecondare desideri ed esigenze.

Leggere, saporite, croccanti, ma dal cuore morbido. Una coccola a tutto tondo ^_^
  
Da gustare sul tappeto, o sul divano, rigorosamente con le mani ^_^